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Il sindacato ha chiesto un’ispezione nei confronti del Comandante della Legione Basilicata

L’incredibile storia di un dirigente sindacale reo di aver rilasciato un’intervista in cui segnalava, in piena pandemia, la mancanza di Dispositivi di Protezione Individuale per i lavoratori del proprio comparto. Impossibile? Anticostituzionale? Fake news? No! È tutto vero.

Era il 30 marzo del 2020. Il Luogotenente dei Carabinieri Antonio Pagano, Segretario Generale Regionale dell’Associazione Sindacale UNARMA ASC, intervistato dal Tgr Basilicata nell’ambito dei servizi svolti dalle Forze dell’Ordine per il contenimento ed il controllo della diffusione del Covid-19, evidenziava la mancanza delle dotazioni di protezione per i carabinieri (DPI).

Verrebbe da dire, il minimo “sindacale” che un delegato dei lavoratori debba fare in difesa della categoria rappresentata.

Ed invece i suoi superiori lo smentiscono con un comunicato andato in onda nell’edizione serale del Tgr Regionale; lo denunciano all’autorità giudiziaria ordinaria e militare per i reati di  “Diffamazione”, “Oltraggio a un Corpo politico, amministrativo o giudiziario”, “Attività sediziosa” e “Pubblicazione o diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose, atte a turbare l’ordine pubblico” .

Come se non bastasse, viene aperto anche un procedimento disciplinare di stato finalizzato al licenziamento del sindacalista “chiacchierone” perché (come si legge nell’atto di incolpazione) “…rilasciava una intervista non autorizzata nella quale riferiva circostanze non veritiere circa … la mancata fornitura di dispositivi di protezione individuale per il personale dell’Arma impegnato  nei servizi istituzionali per l’emergenza covid-19” e proseguendo “..Tale comportamento è da ritenersi biasimevole sotto l’aspetto disciplinare, in quanto contrario ai principi di rettitudine, ai doveri attinenti al grado e a quelli di correttezza ed esemplarità propri dello status e di un appartenente all’Arma dei Carabinieri, con conseguente nocumento al prestigio dell’istituzione”.

Per chi mastica un minimo di diritto amministrativo militare e ha preso visione delle numerose circolari dello Stato Maggiore Difesa, appare sinceramente curioso e incomprensibile nonché fantasioso, accusare un dirigente sindacale di una associazione privata sindacale, e che rappresenta numerosi carabinieri iscritti, di aver rilasciato un’intervista “non autorizzata”. Saremmo veramente curiosi di chiedere all’autore di tale contestazione, a quale entità, quel sindacalista, avrebbe dovuto chiedere il permesso per rilasciare una propria dichiarazione – si legge nel comunicato del Nuovo Sindacato Carabinieri – L’unica spiegazione logica, è che tale scala gerarchica ignorando il concetto di dialettica sindacale, abbia inteso erroneamente, che le associazioni sindacali, che ribadiamo sono parti sociali terze che operano in regime di natura privastica (come recentemente ha tenuto a ribadire il Comando Generale), debbano invece operare sotto lo stretto controllo dei Comandanti di Legione alla stregua della Rappresentanza Militare, fortunatamente in via di soppressione“.

Qualche giorno fa, tornando al merito della vicenda, invece, è stato proprio il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri a chiarire, una volta per tutte, come l’Arma ha fronteggiato l’emergenza sanitaria.

In un’intervista, rilasciata in occasione della presentazione del calendario storico 2021, ha dichiarato:  “All’inizio mancava tutto. Avevamo difficoltà organizzative, ma nessuno si è tirato indietro. Non avevamo a disposizione i dispositivi di protezione individuale, ma i miei uomini non si sono arresi”.

Nel frattempo, lo sfortunato ma caparbio militare, sempre più convinto della necessità di un serio ed efficace impegno democratico per l’affermazione dei diritti dei lavoratori in divisa, ha avuto modo di conoscere il Nuovo Sindacato Carabinieri (NSC), sindacato di cui fa parte il Colonnello Sergio Di Caprio (alias capitano Ultimo).

Il suo Segretario Generale, luogotenente Massimiliano Zetti, ha subito fornito solidarietà ed assistenza al militare mettendo a disposizione tutto il suo staff legale.

Lo stesso Zetti, ha dichiarato “C’è un diverso destino di due persone che vestono la stessa uniforme. Il comandante generale Nistri ha ammesso ciò che tutti i carabinieri d’Italia avevano provato sulla loro pelle all’inizio della prima ondata pandemica di marzo. E cioè che mancavano i dispositivi”.

Per ciò che riguarda la parte dell’addebito disciplinare in cui i superiori contestano al collega, nella sua qualità di sindacalista, di non aver chiesto l’autorizzazione al Comando Legione Carabinieri Basilicata prima di rilasciare l’intervista al TGR, la ritengo una palese violazione delle libertà sindacali, costituzionalmente tutelate, oltre che un maldestro ed arrogante tentativo di porre il bavaglio a tutti i carabinieri che si impegnano con coscienza, determinazione e professionalità nelle neo organizzazioni sindacali” – aggiunge Zetti.

Il Nuovo Sindacato Carabinieri ha anche scritto una lettera al Comando Generale dell’Arma affinché interrompa “immediatamente”, anche in autotutela, il procedimento disciplinare a carico di Pagano che “mai avrebbe dovuto essere incominciato”. Inoltre ha chiesto una verifica ispettiva nei confronti del Generale Castello e del Gen. Fischione, rispettivamente Comandante di Legione e Comandante Interregionale “Ogaden” all’epoca dei fatti, al fine di appurare se vi sia stato “fumus persecutionis” o un uso disinvolto  dello strumento giudiziario e disciplinare, nei confronti del carabiniere sindacalista.

Da oggi – conclude Zetti – anche in Basilicata, i tanti carabinieri che non trovano riscontro alle proprie legittime istanze e sono vittima di soprusi ed angherie possono, se lo vogliono, trovare una risposta concreta in un Sindacato che non piegherà mai la testa di fronte a chi vuole utilizzare lo strumento disciplinare per imporre il dominio sui propri dipendenti e sarà sempre vicino ai suoi iscritti