Bologna Patrick Zaki
Il ricercatore Patrick Zaki è in carcere in Egitto dal febbraio 2020

Lo ha approvato all’unanimità il Consiglio Comunale nella seduta consiliare di ieri

“Con questa delibera conferiamo la cittadinanza onoraria a Patrick George Zaki ricercatore, studente al Master in Studi di Genere e delle Donne (Gemma) dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna. Non è una delibera storica ma una delibera “della storia” di Bologna. Perché conferma e ribadisce che nella sua storia la nostra città difende la libertà e la considera uno dei primi valori in tutte le sue espressioni – spiega il vice presidente del Consiglio Comunale Marco Piazza – Già nel 1256 Bologna, prima nel mondo, liberò tutte le persone che allora erano costrette a lavorare senza possibilità di scelta. E il comune si accollò l’onere economico di questa scelta. “Libertà” è la parola scritta sul nostro gonfalone e sul nostro stemma. C’è solo quella parola. Non ce ne sono altre. Ci sono poi le tre medaglie della città tra cui quella al Valor militare per la lotta partigiana, ancora una volta per la libertà. Amore e rispetto della libertà sono la storia di Bologna. Libertà in tutte le sue espressioni, anche quella di poter esprimere la propria opinione”.

Patrick George Zaki rischia fino a 25 anni di carcere per dieci post di un account Facebook nemmeno intestato a lui. La sua difesa considera falsa questa ipotesi, ma nonostante questo lui rimane in carcere con pesanti accuse.

“Patrick Zaki ha scelto Bologna per studiare. Ha scelto la nostra città e la nostra università per il suo progetto di vita, non deve essere stata una scelta semplice, perché l’Egitto non è dietro l’angolo e lui l’ha scelta anche a costo di sacrifici. Bologna non lo abbandona, non abbandona chi come lui sta soffrendo per il primo valore della nostra città come la libertà. Non è soltanto questa delibera a dire che non abbandoniamo un concittadino e che Bologna si mobilita per la sua libertà, ma è la città che l’ha espresso fin da quando Patrick, nella notte tra il 6 e 7 febbraio 2020 è entrato in detenzione nel carcere egiziano di Tora accusato di diffondere notizie pericolose, false e destabilizzanti attraverso i social, accuse contestate dai suoi avvocati – prosegue Piazza – Attività lecite secondo il diritto internazionale e che in Egitto hanno raggiunto come accuse in questi anni centinaia di attivisti, ricercatori, avvocati, esponenti di organizzazioni per i diritti umani come Zaki, che si è speso per l’affermazione dei diritti delle minoranze, dalla comunità Lgbtq, fino alle comunità cristiane cacciate dal nord del Sinai a causa dell’avanzata dello Stato islamico”.

Patrick Zaki deve essere liberato e tornare ai suoi studi a Bologna come conclude il sindaco Virginio Merola: “Riteniamo la sua condizione di detenzione preventiva incompatibile con il rispetto dei diritti umani, sappiamo che questo ragazzo soffre d’asma e che la pandemia è entrata anche nelle carceri egiziane, abbiamo letto con preoccupazione che si sente molto provato psicologicamente da questa prigionia. Il rispetto dei diritti umani non può essere soggetto a confini nazionali, lo dico per chiarirmi subito con chi ritiene che questa sia un’ingerenza nella politica di un altro stato”.