Nsc corte conti
(Ufficio Stampa Nsc Emilia Romagna)

In sintesi le riflessioni della segreteria regionale del Sindacato

N.S.C. Emilia Romagna apprende con molto interesse l’articolo apparso online il 4 agosto 2021 su Il Fatto Quotidiano, nel quale si legge come la relazione della Corte dei Conti sulla riforma del 2016, che ha fatto confluire il Corpo Forestale dello Stato nell’Arma dei Carabinieri, stimi un risparmio per lo Stato pari a 31 milioni di euro per il triennio 2017-2019.

Un entusiasmo solo apparente purtroppo, perché nel contempo sarebbe stato sospeso il giudizio complessivo, rilevandosi comunque l’esiguità del risparmio e una “difficoltà nel mantenimento del livello di prestazioni” successivo all’accorpamento. Oltre a quale sia stato il senso reale di una soppressione tanto sferzante, ci si chiede se un tale sacrificio di rinuncia all’efficienza per la tutela dell’ambiente valga davvero solo 10 milioni di euro l’anno per l’intera Nazione.

Tutto ciò afferma come la “militarizzazione” degli apparati pubblici, ancorché per effetto di una soppressione, si dimostri una scelta perdente in termini di oculatezza, modernità ed efficienza ossia una controtendenza che affievolisce evidentemente la capacità operativa e di risposta del comparto sicurezza per il quale, oramai dal 1981, si sarebbe dovuto superare il ricorso ad innesti di apparati aventi “carattere militare” nel proprio assetto complessivo.

Dopo le stime riguardanti le cifre sull’assorbimento del C.F.S. nell’Arma dei Carabinieri, la Corte dei Conti, presto o tardi dovrà fare chiarezza sui milioni di euro che si spendono inutilmente dal 2018, (circa 4 milioni all’anno – per il 2018 4.158.139) per l’affannosa e ostinata sovvenzione della (fu) Rappresentanza Militare nel comparto Difesa/Sicurezza (CC GdF).

Parliamo di una folta schiera di Delegati eletti nei Co.Ce.R. Co.I.R. e Co.Ba.R. di ogni Forza Armata, che ogni anno assorbono cifre importantissime per l’erario, a fronte del servizio e della ridottissima utilità al pubblico interesse, per un mandato esercitato e spesso mantenuto per anni e anni da medesimi individui. Indennità e benefit che peraltro in qualche forma si “stabilizzano” perché, non è illecito sostenerlo, potrebbero essere in qualche modo “pensionabili” e cioè contribuiscano a determinare il trattamento economico in quiescenza di quei “privilegiati eletti”. In poche parole si creano pensioni più cospicue.

Il tutto per non aver dato una vera e piena attuazione pratica alla nota Sentenza della Corte Costituzionale del 2018 che ha sancito e introdotto il diritto all’associazionismo sindacale tra i militari o, peggio, per la speranza dell’anelata e prossima comparsa di governanti e politici di turno, impavidi e incoscienti al punto tale di lasciarsi persuadere da immaginabili e poco illuminati conservatori, ad emanare leggi che riducano i Sindacati Militari alla stregua di una Rappresentanza Militare depotenziata, magari frustrata, inutile, repressa, asservita, imbrigliata e a “costo zero”. Quello che si ritiene di aver letto tra le righe del testo della cd. legge “Corda” insomma.

Lo sforzo in termini di “spesa pubblica” destinata al mantenimento della Rappresentanza Militare alias Delegati, non va peraltro inteso, o fatto passare “sotto banco” come la semplice addizione delle voci di rimborso per la liquidazione delle spese vive come il vitto, l’alloggio, gli eventuali biglietti di viaggio dei Delegati. Bisogna aggiungere le diarie, gli straordinari, l’utilizzo dei mezzi di servizio e delle utenze e le voci stipendiali di ciascun Delegato.

Chi esercita il mandato di Delegato nella Rappresentanza Militare “lavora” per essa, sottraendosi al servizio d’Istituto e quindi all’assolvimento del proprio incarico, che mantiene virtualmente nel Reparto presso cui è in forza, impegnando invece le ore di servizio che ha obbligo di svolgere, oltre agli straordinari, pur ricevendo lo stipendio, proprio come se stesse assolvendo i compiti a cui sarebbe destinato per la normale prestazione lavorativa, al pari dei suoi colleghi.

Tutto questo a beneficio di chi e per cosa? I Sindacati militari, come il Nuovo Sindacato Carabinieri, sono la vera voce dei lavoratori in divisa, il simbolo e la garanzia del loro diritto e della loro dignità e sono pienamente attivi e legittimati. Basta ipocrisie, basta menzogne e demagogia. E’ il tempo della trasparenza, della modernità e della piena affermazione dei diritti costituzionali che tanto sembrano temuti dagli Stati Maggiori e che pare si vogliano rimandare ad ogni costo.

Il Segretario Generale E.R. Morgese chiude con una domanda: “A quanto ammontano i danni causati dalla mancata prevenzione che faceva la Forestale prima di essere disciolta e assorbita nell’Arma?”.