
La XXIX Biennale è andata oltre ogni più rosea aspettativa, regalando al borgo sulle colline imolesi 11 nuove opere e 10 restauri. Ottima l’affluenza di pubblico.
Se non è un trionfo, poco ci manca. La XXIX edizione della Biennale del Muro Dipinto di Dozza si è chiusa come meglio non poteva: con numeri da record per affluenza di pubblico e tantissime nuove opere (11 alla fine) impresse sulle pareti del borgo e della vicina Toscanella, lungo la via Emilia. Per non parlare dei restauri, che dovevano essere 7 ma sono stati 10 in una sola settimana.
Già, perché seguendo alla lettera il titolo della rassegna 2023, “L’arte in progress”, il programma di quest’anno si è arricchito durante la rassegna stessa, impreziosita da interventi non preventivati di artisti e restauratori che hanno voluto dare il proprio contributo per il puro piacere di farlo. Per esserci e basta. È anche questo il fascino del Muro Dipinto, una mostra a cielo aperto visitabile tutto l’anno.
Chi si è perso l’appuntamento e non è riuscito a passare a Dozza tra l’11 e il 17 settembre avrà dunque tempo di recuperare. E se lo farà entro il 15 ottobre potrà godersi anche le tre mostre inaugurate durante la rassegna in Rocca, che resteranno aperte fino all’autunno: “Tracce di Muro”, “La nascita di mille inferni” e “Omaggio a Emilio Contini”. Tra le vie del borgo, invece, turisti e appassionati avranno l’occasione di scovare le 11 nuove opere realizzate nel corso della scorsa settimana. Oltre alle creazioni dei sei artisti selezionati dalla Commissione inviti, infatti, la Biennale ha potuto giovare di alcune vecchie conoscenze (Roberta Luppi, Luigi Allegri Nottari, Ferrante Giovannini e Bicio Fabbri) e di una apprezzatissima new entry a sorpresa: la fiorentina Martina Urzi, che in soli tre giorni ha dipinto “Toscanella scomparsa”, un murales ispirato a “Il mangiatore di fagioli” di Annibale Carracci, artista bolognese del ‘500 fortemente legato all’Emilia.
“Solitamente nelle città di periferia si parla sempre e solo di street art ma l’opera di Martina Urzi dimostra che anche la pittura classica, legata alla storia, può sposarsi con questo tipo di paesaggio – spiega Simonetta Mingazzini, presidente della Fondazione Dozza Città d’Arte -. Il suo omaggio a Toscanella rappresenta al meglio l’essenza della Biennale del Muro Dipinto: un momento di arte condivisa, dove il pubblico diventa parte integrante delle opere donando i propri muri agli artisti che di contro si ritrovano a lavorare in mezzo alla gente, in situazioni climatiche avverse e su trabattelli alti anche più di tre metri, lontano dai propri studi. Una bellissima sfida, che dal 1960 a oggi ha dato vita a una delle kermesse artistiche più significative e particolari d’Italia. L’edizione di quest’anno è stata la più ricca in assoluto, sia per visitatori che per opere e restauri. Ed è filato tutto liscio. Credo che sarà la mia ultima Biennale: il risultato di oggi mi rende ancora più orgogliosa e contenta”.
I numeri e le opere
In generale la Biennale è stata un grande successo. Lo dicono i numeri. La Rocca di Dozza, in una settimana, ha visto transitare circa 1.000 persone paganti. Un dato già buono di per sé, al quale vanno aggiunti gli spettatori che hanno preso parte agli eventi gratuiti come la mostra dedicata a Emilio Contini e la conferenza su Lorenzo Ceregato. Nelle strade del borgo, poi, si è assistito a una vera e propria invasione di pubblico, soprattutto nella giornata di giovedì – culminata con “La notte del Muro” – e nel week end conclusivo.
L’attrattiva principale sono stati come sempre gli artisti all’opera dal vivo, con i quali i presenti hanno potuto dialogare e interagire. In primis i sei protagonisti invitati dalla Commissione della Biennale. Roberta Pancera, con la tecnica del graffito, ha realizzato con cinque colori su una base di malta un “Labirinto di pensieri” . Particolari anche le proposte di Rossella Piergallini e Paola Babini: la prima ha creato un’opera d’arte partecipata, dal titolo “Of embroidery and its history”, applicando tessuti e stoffe di cittadini dozzesi su una base di stucco per poi colorare il tutto con pigmentazioni metalliche blu; la seconda ha utilizzato resine e altri materiali innovativi per dare vita ai suoi “Squarci di natura”. Più canoniche le creazioni di Vanni Spazzoli,con la sua “Mona Lisa”, Emilio Fantin, che fedele alla sua poetica ha proposto un’opera concettuale che parla della dematerializzazione dell’arte, “Strappo Sironiana 2023”,e del giovane street artist Emeid, sempre molto disponibile con il pubblico e autore del suggestivo “Feste comandate”, un intreccio di mani che colpisce l’occhio anche da lontano.
Molto interessanti anche le opere collaterali realizzate ex-novo o rivisitate dagli artisti del passato. La scultrice Roberta Luppi ha dedicato ai 50 anni dell’Avis “La gemma del dono”; Luigi Allegri Nottari ha ridisegnato “Volevo la luna“ sullo stesso muro dal quale era stato strappato il suo precedente murales; Ferrante Giovannini ha valorizzato l’opera “Da Dozza alla luna”, da lui stesso realizzata a Toscanella nel 2019, aggiungendo uno sfondo blu che esalta le maioliche bianche che lo caratterizzano; Bicio Fabbri, infine, ha regalato colore e simpatia ai servizi igienici di Piazza Fontana con “Le avventure di Pixel”.
“Ringrazio le collaboratrici della Fondazione, gli studenti dell’Istituto Paolini-Cassiano di Imola, l’associazione foto-culturale ‘G. Magnani’ e il gruppo di tecnici che ci ha dato assistenza per i ponteggi, i colori e i materiali, stando costantemente al fianco degli artisti – conclude Mingazzini -. Anche il lavoro dei restauratori è stato eccezionale e ci tengo a ricordarli tutti, uno per uno: Marcello Pedocchi, Francesco Savoia, Elettra Ferrari Mazzanti, Marta Mazzocchi e Bruna Cuscini, una volontaria che ha dato un importante contributo sulle opere di Gottarelli e Dal Re. Ogni anno Dozza diventa una meta turistica sempre più apprezzata, dobbiamo impegnarci per valorizzare il nostro borgo. Per questo abbiamo investito sul restauro di due murales delle prime edizioni del Muro Dipinto, uno del 1960 e l’altro del 1961, che si è reso possibile anche grazie al sostegno di Fondazione Tonino Gottarelli e Fondazione Luciano Pezzi. Grazie ancora a tutti”.