Bologna Archiginnasio Paolo Prodi
La cerimonia di assegnazione del premio alla memoria di Paolo Prodi (Fonte Giorgio Bianchi)

E’ stato conferito ieri pomeriggio nella Sala dello Stabat Mater della Biblioteca dell’Archiginnasio

Nel pomeriggio di giovedì 17 dicembre si è svolta, nella Sala dello Stabat Mater della Biblioteca dell’Archiginnasio, la cerimonia di conferimento dell’Archiginnasio d’Oro alla memoria di Paolo Prodi. La consegna, che si è svolta senza pubblico nel rispetto delle misure imposte dalla pandemia, è stata trasmessa in streaming sul canale YouTube del Comune di Bologna.

La proposta di conferimento dell’Archiginnasio d’Oro alla memoria di Paolo Prodi, storico e accademico, scomparso il 16 dicembre 2016, era stata avanzata dal sindaco Virginio Merola e dalla Giunta, e approvata all’unanimità dal Consiglio comunale.

La cerimonia si è aperta con l’intervento di Merola, cui è seguita la prolusione di Francesca Sofia, docente dell’Università di Bologna che dirige il centro studi sulla storia Costituzionale dedicato a Paolo Prodi. La Presidente del Consiglio Luisa Guidone ha letto la motivazione ufficiale di conferimento dell’onorificenza. Hanno infine concluso la cerimonia gli interventi di Mario e di Romano Prodi

“L’Archiginnasio d’Oro è un premio corale perché lo delibera il Consiglio comunale, è quindi un riconoscimento da parte della città nel senso più pieno del termine. Ringrazio chi è qui oggi con noi, nonostante questi tempi complicati. Grazie alla famiglia, a Romano Prodi, alla professoressa Sofia che dirige il Centro studi intitolato a Paolo Prodi. A me il compito di introdurre questa cerimonia che sentiamo in modo particolare perché da quando Paolo Prodi è mancato, quattro anni fa, il dibattito pubblico e culturale è più povero, noi tutti siamo sicuramente più poveri – ha commentato MerolaFortunatamente ci ha lasciato tante e importanti opere e un ultimo saggio che mi permetto qui di ricordare perché, riletto a quattro anni di distanza e alla luce di quello che stiamo vivendo, è sempre più importante. Nel ‘Tramonto della rivoluzione’ Paolo Prodi ci metteva in guardia sul fatto che abbiamo bisogno di un mutamento che non possa essere solo quelle delle tecnologie sganciato da una visione di sviluppo e da un modello sociale. Credo sia addirittura superfluo sottolineare quanto la pandemia renda attuale questo auspicio. C’era in lui un’autentica e profonda preoccupazione di uno sterile dominio della tecnica. ‘Si cancella il passato perché non si vede il futuro’, ammoniva. ‘Forse si vuole sostituire la storia con la fiction’. Continuiamo su questa traccia che ci ha lasciato perché non ci deve essere contrapposizione tra cultura umanistica e cultura tecnica e la lezione del professor Paolo Prodi è qui a ricordarcelo, per il nostro presente e per il nostro futuro”.