Bologna Palazzo Comunale
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Con l’ingresso in zona arancione, i dipendenti comunali lavoreranno in presenza almeno due giorni a settimana

Il Comune di Bologna continua ad assicurare la continuità dell’azione amministrativa nel rispetto delle misure di contenimento del Coronavirus garantendo il lavoro a distanza a tutti i dipendenti impegnati nelle attività che possono essere svolte con questa modalità e adeguandosi di volta in volta alla situazione epidemiologica del territorio.

Come da circolare firmata dal Direttore Generale del Comune, Valerio Montalto, da oggi 15 Novembre (ingresso in zona arancione della Regione Emilia-Romagna) i dipendenti svolgeranno la loro prestazione lavorativa in presenza per almeno due giorni alla settimana. Se la regione tornerà nella zona gialla si tornerà a lavoro in presenza almeno tre giorni alla settimana. Qualora invece la situazione epidemiologica dovesse presentare uno scenario di massima gravità e un livello di rischio alto (zona rossa), la presenza del personale del Comune nei luoghi di lavoro sarà limitata alle sole attività indifferibili.

I dipendenti del Comune di Bologna, compreso il personale a tempo determinato impegnato nei servizi educativi e scolastici e nei servizi sociali, sono oggi 4.518 unità. Il 100 per cento dei dipendenti impegnati nelle attività che si possono svolgere a distanza sono stati autorizzati a farlo: si tratta di quasi 2.200 persone, che si alternano in sede nel rispetto delle misure di contenimento e in condizioni di sicurezza.

Riguardo alla sorveglianza negli ambienti di lavoro per la salute dei lavoratori, l’Amministrazione comunale ha sottoscritto la convenzione con l’Azienda USL di Bologna e sta lavorando secondo le prescrizioni dettate per l’emergenza sanitaria dalle autorità competenti in materia di sanità pubblica.

Per salvaguardare la salute dei dipendenti, il Comune si è dotato di misure organizzative, di sanificazione degli ambienti di lavoro e di fornitura di presidi di protezione individuale, che hanno consentito di limitare la diffusione del virus.

I casi di dipendenti positivi al coronavirus sono noti e mappati, in quanto i singoli datori di lavoro, a fronte delle diverse segnalazioni devono attivarsi secondo le istruzioni fornite dall’autorità sanitaria pubblica. Alla data del 12 novembre 2020, su un totale di 4.518 dipendenti, risultavano positivi al virus 51 dipendenti (1,1%).